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Studio e considerazioni sui costi delle prestazioni nelle strutture sanitarie private

a cura di Carmina Santillo

Fonti:

  • Rapporti PIT del Tribunale del Malato 2009/2010/2011
  • Altroconsumo

Molte prestazioni sanitarie sono pagate dai cittadini sia nel pubblico (con ticket salati), sia nel privato.

Un nuovo modello di offerta sanitaria si è fatto strada nelle nostre città perché il rassicurante servizio sanitario nazionale, il cosiddetto sistema pubblico della salute, che finora ci ha distinto dalle costose (per i cittadini) logiche di cura diffuse in altri Paesi, sta radicalmente cambiando. Come sarà dimostrato nelle successive righe, la scelta del cittadino è spesso di tipo economico: l’attuale modello di sistema pubblico non è sempre conveniente rispetto a quello privato.

I dati presi in considerazione sono forniti da un’inchiesta di “Altroconsumo” che ha fatto i conti della sanità in otto grandi città.

Sono state prese in considerazione le principali città italiane in quanto non disponibili su nessun sito né i costi regionali né quelli nazionali. Sperando possano fornire informazioni generalizzabili alla regione di appartenenza, l’obiettivo è delineare le caratteristiche nonché i punti di discordanza che ci sono nei prezzi che noi cittadini paghiamo.

Nel corso della sua inchiesta, “Altroconsumo” ha contattato in ognuna delle città sia strutture private sia strutture miste, ovvero convenzionate con il Servizio sanitario nazionale (Ssn) di Bari, Firenze, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Roma e Torino, per conoscere i costi e i tempi di attesa delle quattro più diffuse prestazioni sanitarie: visita ortopedica, ecografica addominale, gastroscopia e panoramica dei denti.

Sotto un profilo economico le risposte delle realtà private sono spesso variabili da città a città, ma anche all’interno dello stesso comune. A fronte di tempi di attesa contenuti (in media solo qualche giorno), che distinguono nettamente il servizio privato da quello pubblico, sul piano delle tariffe la sanità privata a volte compete con il ticket. Per esempio, se si fa un’ecografia dell’addome in una città come Bari, Napoli o Palermo, i prezzi più bassi rilevati sono allineati con quelli del servizio sanitario (circa 50 euro). Il centro privato compete con l’ospedale anche per la radiografia panoramica dei denti. Se, invece, si tratta di esami complessi, come una gastroscopia, la forbice dei prezzi è ampissima: con l’SSN costa circa 50 euro mentre, privatamente, in una città dove vige il caro sanità, come Milano, si possono pagare in media 520 euro.

La realtà ospedaliera negli ultimi anni ha subito profondi cambiamenti, nel bene e nel male. È bene quando ai cittadini-pazienti si offrono nuove strade per curarsi e, in questo senso, l’apertura ai liberi professionisti all’interno degli ospedali è una logica sostenibile; è un male, invece, se curarsi diventa sempre più caro, compreso il servizio pubblico (il ticket) e ai cittadini non viene lasciata alternativa se non quella di rinunciare alle cure.

Il primo aspetto che emerge dai dati riportati in tabella (Fig.14) è un’ampia discrepanza, in alcuni casi, tra i prezzi da sostenere nelle diverse province per la medesima visita.

È evidente, innanzitutto, come la gastroscopia abbia i prezzi più elevati rispetto alle altre tre prestazioni in oggetto e come, in tutte e quattro le casistiche, la città più costosa è sempre Milano.

Sembra anche individuabile un andamento abbastanza costante tra i costi tra le città in esame per la vista ortopedica, ad eccezione di Napoli; discorso analogo è per la panoramica ai denti, fatta esclusione per i costi nelle strutture di Firenze e Milano che sembrano discostarsi maggiormente dagli altri.

Maggiore differenza è visibile per l’ecografia all’addome per cui i prezzi sembrano essere altalenanti e non sembrano avere un andamento costante tra le città analizzate.

Il campione esaminato non è sufficientemente grande da poter dare un giudizio nazionale, ma sulla base delle sole otto città analizzate, almeno per le casistiche più richieste, il sud sembra richiedere ai pazienti prezzi nettamente più bassi rispetto a quelli richiesti nelle province nordiche. Dal grafico sottostante (Fig. 15) è più chiaro lo scostamento tra i prezzi, soprattutto lo scarto che si evidenzia per qualche prestazione rispetto alla media italiana.

La variabilità è elevata per la gastroscopia, per cui si presentano nel 63% delle città prezzi inferiori alla media; scarti negativi compensati dallo scarto positivo determinato dall’outlier “Milano”, città che sembra essere decollata rispetto agli altri prezzi: un paziente che esegue tale esame nel capoluogo lombardo spende 200 euro in più rispetto alla città più cara tra le altre in esame.

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