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QUADERNI

L’assistenza sanitaria in Italia

a cura di Albina Candian – Annalisa Bassi – Pierluigi Quaranta

Sommario:

  1. L’assistenza sanitaria ai cittadini dal Regno d’Italia allo Stato Italiano: il ruolo delle SMS;
  2. Il secolo XX: il diritto alla salute come garanzia costituzionale e la istituzione del Servizio Sanitario Nazionale;
  3. La sanità integrativa o complementare: l’Evoluzione delle legislazioni in materia di assistenza sanitaria in Italia.

 

  1. I) Capitolo

L’assistenza sanitaria ai cittadini dal Regno d’Italia allo Stato italiano: il ruolo delle SMS. Sino ad epoche non lontane dalle attuali, salute e sanità hanno rappresentato esigenze estranee all’organizzazione sociale ed alla vita stessa dei singoli e delle comunità.

La salute rappresentava un fatto privato, ciascuno vi provvedeva a propria cura e spese e compatibilmente con le proprie disponibilità.

Il neonato Stato Italiano si trovò, da subito, nell’impossibilità, strutturale e organizzativa, di soddisfare le necessità di cura della propria popolazione, delegando forzatamente l’adempimento di tali primarie esigenze sociali a strutture ed organizzazioni private. Come riportato dagli storici del diritto, tale impossibilità non discendeva solo da problemi di ordine organizzativo e strutturale, ma era una conseguenza della mentalità giuridica dell’epoca, in quanto lo Stato unitario, nella sua originaria configurazione di Stato di diritto, era assai poco propenso ad occuparsi dei c.d. diritti sociali dei cittadini. Tale mentalità è rinvenibile nella stessa collocazione, ideata dai padri costituenti italiani, del diritto alla salute all’art. 32 della Costituzione, pertanto non già tra i c.d. rapporti civili, bensì tra quelli “etico-sociali”.

Lo Stato di diritto, del resto, nella mentalità del secolo XIX, non annoverava tra i propri compiti o funzioni il perseguimento del benessere complessivo dei cittadini, in quanto non interessato o addirittura quasi non autorizzato ad occuparsi di ciò che fosse estraneo alla protezione giuridica dei diritti fondamentali connessi al c.d. status civitatis.

Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, e per effetto del susseguente vuoto legislativo e strutturale creatosi, si venne infatti affermando, come forza emergente, la Chiesa cristiana.

A partire dall’alto Medio Evo sorsero nel territorio “italiano” strutture primordiali di forme di assistenza sanitaria ad opera degli ordini religiosi e solo più tardi di strutture laiche allo scopo di offrire carità o beneficienza. In tale contesto storico ovviamente la Chiesa ha rappresentato per lungo tempo la sola forza organizzata in grado di farsi carico di alcuni problemi sociali, in particolare di quelli dell’istruzione e dell’assistenza, intesa come intervento sussidiario e caritativo, provvedendo alla creazione ed organizzazione di tutta una serie di istituti ad hoc, quali l’affratellamento di origine tedesca e le gilde di origine anglosassone, al fine di sopperire a questo tipo di necessità.

In seguito, l’organizzazione dello Stato unitario non si curò di sostituire le attività assistenziali della Chiesa con iniziative laiche, limitandosi ad affiancarle, laddove possibile.

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